Opening reception
20 febbraio 2015
Via Sciesa 24/A, Milano h. 18.00
TINTORIA è combinare, mescolare e fissare idee creative.
Un laboratorio di cromologia per stendere pensieri e contenuti contemporanei.
TINTORIA sceglie uno show room, la stanza e la sua esposizione, per accostare declinazioni e progetti artistici, apparentemente lontani.
Il progetto è in collaborazione con SENATURA.
SENATURA è un’azienda napoletana dedicata al mondo maschile, rappresentante dei brand BASICON, PULCHRUM!, SRP by Pulchrum e Basicon Ricerca.
Il primo appuntamento è con Arianna Carossa, e sarà presentato il libro The aesthetic of my disappearance
Il volume, edito da Blisterzine in collaborazione con Tintoria e Senatura e presentato per la prima volta in Italia, è una raccolta di interviste con curatori italiani ed internazionali su nove mostre mai realizzate dall’artista, progetti che hanno luogo solo nella fantasia del curatore che la intervista e dell’artista stessa. Presentato in occasione dell’Art Book Fair al MoMA PS1, The aesthetic of my disappearance è un’edizione limitata di 100 esemplari, distribuita negli Stati Uniti da Printed Matter.
La pratica di Arianna Carossa riflette sull’oggetto, assimilandone l’immaginario e ricollocandolo altrove trasfigurato, elevato ad icona. Partendo dal gesto primario dell’osservare, scegliere e accostare, l’artista crea ambienti sospesi, narrazioni interrotte cariche di tensioni e ricordi subconsci. Carossa lavora con installazioni, scultura, pittura, video e fotografia, partendo quasi esclusivamente da oggetti trovati e realizzati da altri, nella volontà di metterne al centro l’interpretazione. Immagini sacre ricontestualizzate, private della propria carica iconografica, o semplici manufatti assemblati o modificati, divengono simboli contemporanei che negano un immaginario per costruirne un altro.
“Ho fatto dell’oggetto nella mia pratica artistica l’elemento centrale come a far parte di una resistenza ipotetica in cui auspico il ritorno del sacro evitando di contribuire alla saturazione fisica e visiva, una sorta di etica ecologica. L’utilizzo di opere d’altri per creare le mie, come nel caso di Anemic Cinema di Duchamp, l’installazione di Turrel al Guggeheim, i mobili di Gio Ponti,
le maioliche del gruppo Cobra, si inscrive quindi nella trasformazione del significato, tornando alla dimensione del simbolo, dell’ illusione nietzscheana. La mia ricerca che parte dall’oggetto risparmiato, si spinge oggi all’estremo quasi fobico di evitare la sovrappopolazione fisica e visiva tanto da negare la fisicità stessa dell’oggetto-opera per tornare alla parola, alla sacralità verbale, con il suo corollario simbolico, metafisico e magico. Nasce da qui il progetto di non produrre opere, ma descriverne la presenza immaginaria in luoghi reali, un discorso sulla negazione delle immagini e della fisicità, un’“estetica della sparizione”, l’incipit di un silenzio.”
Arianna Carossa è nata a Genova, Italia, nel 1973. Vive e lavora a New York City.
Il lavoro di Carossa è stato esposto a Documenta 11(“Souvenir aus Genua,” Kunstbalkon Kassel, Documenta 11, Kassel, Germania), Guggenheim Museum (“James Turrel and Me, Story of Love Affairs,” New York, USA), Frieze NY 2013, MACRO Museum (“Road of Contemporary Art,” Roma, Italia), Galata Museum (“Doing Things Going Places,” Genova, Italia), Foundation for Contemporary Art, Rivara Castle (“Sound Of My Soul,” Torino, Italia), Spallanzani Museum (“Ketos 2.0,” Reggio Emilia, Italia), Vittoriano (“Ente Comunale di Consumo,” Roma, Italia), Museo Archeologico Castel San Giorgio (Prima c’erano gli altri”, La Spezia, Italia).
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